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Cosa
fare in Libia Nelle mani di Renzi Non
potevamo ascoltare parole più sagge di quelle che ha pronunciato il
presidente del Consiglio sulla crisi libica. Renzi ha raccomandato di evitare
fughe “in avanti” in quanto una situazione talmente, “troppo delicata”, come
quella della Regione, non consente accelerazioni. Anche chi fosse convinto
magari della necessità di agire subito, non potrebbe che apprezzare la misura
mostrata del capo del governo italiano, soprattutto, dopo che sono stati
uccisi due nostri cittadini presi come ostaggi dell’Is in Libia. Se si
considera Regeni, morto in circostanze misteriose in Egitto, sono già tre le
vittime italiane dall’altra parte del Mediterraneo e questo senza che da parte
nostra, sia stata ancora presa una decisione sull’intervento. Magari in un
altro contesto, un altro governo, avrebbe già minacciato vendetta. Noi siamo
invece giustamente un paese riflessivo e cauto. Solo che non si capisce come
mai, se le intenzioni del governo riflettono il pensiero del professor Prodi,
ovvero che sia folle intervenire in Libia, e non quello del professor
Panebianco, che si chiede se siamo pronti a combattere, perché l’Italia ha
fatto sapere di voler prendere la guida di un’eventuale missione
internazionale nell’area? O, altrimenti, se l’Italia voleva guidare questa
missione, ma ancora non sapeva quando approntarla, perché non dire agli
americani di tacere sulla nostra autocandidatura? Curiosa idea quella di una
diplomazia q che mentre raccomanda assoluta prudenza già sa di dover partire
per la guerra. Anche perché mentre Renzi chiede di non accelerare le
decisioni, l’ambasciatore statunitense a Roma conta già su un impegno
militare italiano di 5000 soldati. Sappiamo quanto Renzi non desideri subire
le pressioni dell’opinione pubblica su cosa fare o non fare, soprattutto in
un frangente di questa alta drammaticità. Una personalità che dispone delle
doti del premier saprà sicuramente fare la scelta migliore. Solo che non sarà
possibile all’Italia stare ad aspettare che maturino gli eventi e insieme
indossare il turbante di Lawrence d’Arabia e brandire il pugnale. Il governo
italiano o resta a casa a pensare, o parte e combatte. Le due cose insieme,
come parrebbe voler fare, per lo meno a leggere le cronache, sono impossibili
anche per un prodigio come Renzi. Roma, 4
marzo 2016 |
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